Patologie epatiche nei Pappagalli

Dr Alessandro Melillo DVM, SPACS, GPCert – ExAP

Il fegato è l’organo chiave del metabolismo. Esso ha molteplici funzioni, a partire dalla disintossicazione dell’organismo, alla sintesi delle proteine, alla produzione degli enzimi digestivi. Il fegato partecipa a quasi tutti i processi metabolici dell’organismo: non sorprende quindi che esso possa essere colpito da molteplici processi patologici e che il suo malfunzionamento si rifletta in uno stato di malattia generale.

Fra le più comuni cause di problemi al fegato dei pappagalli riconosciamo:

  • PATOLOGIE NUTRIZIONALI sono comunissime e dipendono fondamentalmente dall’eccesso di nutrizione, sia come quantità che come percentuale dei singoli nutrienti. Molti Pappagalli in Natura mangiano alimenti relativamente poveri di grassi e ricchi di proteine (le Amazzoni, i Pionus e i Cacatua, ad esempio): altre specie assumono invece più grassi (i Cenerini e le Ara soprattutto) ma per reperirli volano per molti km. E’ facilmente comprensibile come una dieta ricca di grassi – es miscela di semi piena di girasole – somministrata ad animali che conducono una vita molto sedentaria causi un accumulo di lipidi nel fegato che prendono forma di gocce lipidiche all’interno di ciascun epatocita (cellula epatica) rendendogli difficile il funzionamento e causandone alla fine anche la rottura. Spesso questa steatosi epatica passa inosservata a lungo perché ai segni clinici – pigrizia, scarsa inclinazione e resistenza al volo, piumaggio opaco, unto e di colori non normali, allungamento di unghie e becco, autodeplumazione… - spesso non viene data la giusta importanza. Poi però arriva qualche evento stressante – malattia infettiva, privazione di cibo, attivazione ormonale… - che causa la mobilizzazione improvvisa dei depositi di grasso (lipidosi) con sintomi più gravi e non sempre reversibili. Un’altra conseguenza del cronico accumulo di grassi nel fegato è la cirrosi, ossia la progressiva ed irreversibile sostituzione del tessuto epatico funzionante con tessuto cicatriziale inerte e perdita quindi delle funzioni dell’organo. Attenzione perché non basta limitare i grassi per evitare la steatosi, è l’equilibrio fra i vari lipidi e fra essi e gli altri nutrienti la chiave, e non è lo stesso per tutte le specie!
  • PATOLOGIE INFETTIVE causate da batteri, da virus, da parassiti. La causa più importante di epatopatia nei Pappagalli, soprattutto sudamericani, è la clamidiosi, che dovrebbe essere sempre esclusa in ogni paziente aviare con problemi di fegato. Però ci sono anche epatiti batteriche – ad esempio da acqua sporca, cibo contaminato, pappa da imbecco non ben conservata, alterazioni del microbiota in genere – epatiti virali – herpes virus, polioma, PBFD – ed epatiti da parassiti e da altri patogeni meno frequenti. Una diagnostica accurata è importante per selezionare il trattamento più giusto e non sovraccaricare inutilmente il fegato con un antibiotico inefficace.
  • PATOLOGIE TOSSICHE di grande importanza data la funzione disintossicante per tutto l’organismo che svolge il fegato. A parte piombo e zinco, ricordiamo micotossine, avocado, cycas e potenzialmente tantissime sostanze chimiche che possono anche essere tollerate dai mammiferi ma tossiche per gli uccelli.
  • INFIAMMAZIONE CRONICA diverse patologie croniche – a livello respiratorio ad esempio fibrosi polmonare o aspergillosi, ma anche diabete, gotta etc – causano danni secondari al fegato.
  • PATOLOGIE ORMONALI: l’ovulazione nelle femmine determina fisiologicamente una mobilizzazione dei grassi nel fegato per la formazione dell’uovo. Se il fegato è già sofferente, lo stimolo dell’ovulazione può far crollare la situazione. D’altra parte, una patologia ovarica o nutrizionale che determini uno stato ormonale compatibile con ovo deposizione cronica può indurre steatosi epatica.

Come dicevo sopra, le patologie epatiche sono molto comuni e spesso sottovalutate all’inizio perché i sintomi sono abbastanza vaghi. Essi possono essere:

  • Piumaggio anormale: opaco, di aspetto unto, con penne di colore anormale. Spesso questa cosa passa inosservata perché molti proprietari non sanno come dovrebbe essere il loro pappagallo e sono abituati a colori malati.
  • “Feci verdi”: in realtà le feci sono spesso abbastanza normali di colore ma malformate, mentre quello che cambia davvero è il colore degli urati, ossia la parte bianca che diventa gialla, verdastra o verde brillante per la presenza di pigmenti epatici. Il risultato è una poltiglia verdastra.
  • “Respiro corto” riluttanza al volo e alla attività. Molti pappagalli “tanto buoni” e “tranquilli” spesso hanno il fegato ingrossato.
  • Magrezza. I pappagalli epatopatici di solito mangiano ma perdono peso, fino allo stadio terminale quando smettono di mangiare. Il detto “finchè mangia sta bene” è particolarmente falso  in questo caso.

La terapia delle patologie epatiche è sicuramente di prima battuta nutrizionale, ma “togliere il girasole” dalla miscela di semi è un approccio estremamente superficiale e a volte anche dannoso: i grassi servono e una dieta di soli carboidrati è altrettanto dannosa per il fegato di una ricca di   grassi. Carboidrati, grassi (con attenzione alle percentuali di omega3 e omega6), proteine e vitamine vanno miscelate correttamente per la specie e per l’individuo.
Inoltre se il fegato è malato per cause infettive o tossiche, la dieta potrà anche essere perfetta ma non sortirà alcun effetto o addirittura potrà peggiorare lo stato generale, sottraendo ad un organismo già debilitato nutrienti fondamentali. Prima di parlare di terapia sarà quindi bene arrivare ad una diagnosi, ossia a capire perché il fegato del soggetto è malato. A questo scopo il veterinario potrà proporre:

  • Radiografia: utilissimo ausilio in ogni visita di paziente aviare, consente di apprezzare ingrossamenti o rimpicciolimenti del fegato oltre a molti altri particolari invisibili all’esame clinico
  • Esami del sangue: sono importanti per capire la gravità della condizione del fegato e per individuarne alcune cause, come pure per monitorare poi la terapia, ma la loro normalità  non esclude la patologia epatica.
  • Esami delle feci e tampone batteriologico: utili per capire quanto è alterato il microbiota e decidere con consapevolezza l’uso di eventuali antibiotici.
  • Endoscopia: questo è il test diagnostico di elezione perché consente di visualizzare direttamente il fegato e di prelevarne piccolissimi frammenti (pochi mm). L’esame di queste biopsie è l’unico modo di definire il tipo di patologia epatica e impostare quindi una terapia mirata, con maggiori probabilità di guarigione.

Il tessuto epatico infatti ha discrete capacità di rigenerazione e quindi questo importante organo in molti casi può guarire, ma perché ciò sia possibile è necessaria una diagnosi precisa il più precoce possibile: andare dal veterinario solo quando il pappagallo smette di mangiare o presenta sintomi gravi diminuisce parecchio le possibilità di recupero.