Dr Alessandro Melillo DVM, GPCert – ExAP - SPACS

La sterilizzazione, sia del coniglio maschio che ancor di più della coniglia femmina, è sempre fonte di ansia e di preoccupazione per i membri umani della famiglia: soffrirà? È pericoloso? Devo farlo per forza? Facciamo un po’ di chiarezza.

Un animaletto fatto per riprodursi!

Come prima cosa, capiamo che la “strategia riproduttiva” del coniglio in natura, in quanto animale preda per eccellenza, è profondamente diversa dalla nostra. Se l’essere umano produce uno o pochi figli su cui investe grandi risorse per massimizzare le possibilità di crescita di ciascuno, il coniglio è progettato per procreare un grandissimo numero di cuccioli, gran parte dei quali destinati a soccombere alla durezza della Natura per lasciar crescere solo i più forti, veloci e cauti. A questo scopo, il coniglio è una vera e propria “macchina della riproduzione” caratterizzato da pubertà precoce (4-6 mesi), gravidanza breve (30 giorni) e capacità di portare avanti una nuova gravidanza mentre ancora allatta i piccoli appena nati: una coniglia sana può arrivare a partorire 10 volte in un anno!. E’ facile intuire che una simile performance riproduttiva debba essere sostenuta da un corredo ormonale importante, e infatti il comportamento dei coniglietti, sia maschi che femmine, e la loro stessa fisiologia, sono pesantemente condizionati dagli ormoni sessuali.

La tempesta ormonale!

I maschietti, ad esempio, potranno essere iperattivi, corteggiare e montare oggetti, piedi, gambe, bambini, ed anche marcare con l’urina sia l’ambiente che le persone: oltre un certo limite la frustrazione sessuale può sfogare in aggressività e il coniglietto potrebbe mordere se non ottiene soddisfazione ai suoi impulsi.

Per le femmine la situazione viene ulteriormente complicata dalle “gravidanze isteriche” ossia da quel fenomeno per cui l’assetto ormonale cambia e la femmina “crede” (ossia i suoi ormoni le dicono) di essere incinta. E siccome per una coniglia gravida la cosa più preziosa è la sua tana, dove partorire i suoi piccoli, una coniglia in gravidanza isterica difenderà aggressivamente i suoi spazi da tutto e da tutti, piedi e mani dei proprietari compresi. Siccome il ciclo della coniglia è mensile, essa avrà 5-7 gg al mese in cui sarà affettuosa ai limiti dell’appiccicoso (fase estrale di ricerca dell’accoppiamento e altri 20 in cui sarà, nella sua testa, gravida oppure allattante, e quindi nervosa ed aggressiva. Non sempre queste “gravidanze isteriche” sono segnalate dalla produzione visibile di latte, come nella cagna, ma a volte sì.

Prima di tutto, un problema di salute!

Un altro aspetto del problema, soprattutto per le femmine, è rappresentato dalle patologie che possono colpire questi organi riproduttivi cosi pesantemente stimolati ma non utilizzati. A seconda delle razze e di qualche altra variabile minore, fra il 50 e l’80% delle coniglie intere dopo il secondo

anno presenta una qualche patologia uterina: raccolte di siero, di sangue, di pus, ispessimento della parete fino a veri e propri tumori che alla fine metastatizzano in altre parti del corpo. Anche le mammelle, sia pure meno frequentemente, possono andare incontro a infiammazioni, infezioni e tumori in seguito alla stimolazione ormonale costante. E purtroppo in tanti casi quando il proprietario si accorge che qualcosa non va (perdita di condizione, pelo brutto, respiro difficoltoso, urina con sangue, perdite emorragiche o purulente dalla vulva) la situazione è già irreversibile.

Come prevenire questi gravi problemi?

Intervenire in giovane età e sterilizzare le conigliette è la soluzione più semplice a questo insieme di problemi. La coniglia sterilizzata sarà più serena, non preda della continua altalena degli ormoni, e socializzerà volentieri con persone, bambini ed altri animali; non sarà eccessivamente territoriale, non marcherà il territorio con l’urina e, soprattutto, non svilupperà queste patologie genitali così tristemente frequenti.

Se si interviene entro i 9-12 mesi di età, ma anche a 4-5 mesi è possibile senza controindicazioni, l’intervento è più semplice e meno traumatico per la coniglia: soprattutto i soggetti operati da giovani, quando gli organi sono ancora poco sviluppati e poco vascolarizzati, risentono pochissimo dell’operazione e dopo poche ore mangiano e producono normalmente pellet fecali. Le femmine operate più adulte possono richiedere qualche ora in più per un recupero completo, ma in generale nelle 24-36 ore successive tutte le coniglie sterilizzate riprendono la normale routine.

Preparazione a casa: è richiesto un digiuno preoperatorio?

L’intervento in se si esegue in day hospital: non essendo il coniglio capace di vomitare, non è necessario un digiuno preoperatorio di 8-12 ore come si fa per i carnivori domestici. Tuttavia non è nemmeno opportuno somministrare pasti pesanti o addirittura alimentazione forzata nelle ore precedenti la chirurgia: “stare leggeri” è indicato prima di tutte le anestesie! Un protocollo corretto potrebbe essere alimentare normalmente la coniglia la sera prima dell’intervento (fieno, verdura, pellet) poi lasciare solo fieno di prato misto (non di erba medica!) e la mattina mettere la coniglia nel trasportino senza cibo.

Idealmente le coniglie si operano entro l’ora di pranzo/primo pomeriggio e si lascia loro il tempo per un completo recupero in struttura: appena riacquistano coscienza viene loro proposto del cibo gradito e comunque somministrata un po’ di alimentazione assistita per rimettere in moto il tratto digerente.

In pratica, che fa il veterinario?

Da un punto di vista tecnico, la sterilizzazione consiste in un taglietto di pochi cm nella parte caudale dell’addome (dietro l’ombelico per capirci) attraverso il  quale si raggiungono le ovaie e l’utero rendendo possibile la loro asportazione. La parete dell’addome viene ricostruita strato per strato – muscolo, sottocute e cute – per cui è estremamente improbabile che tutte e tre le suture possano cedere causando problemi; a parte questo le coniglie, a differenza delle gatte, non manifestano particolare propensione a tormentarsi le ferite. L’unica precauzione, nei giorni dopo l’operazione, sarà di evitare che la coniglietta salti giù da posti alti (sedie, divano, letto…) per evitare il trauma dei visceri che battono forte sulla sutura interna.

E che devo fare io, a casa?

La terapia postoperatoria è minima e consiste in un antidolorifico da somministrare due volte al giorno per 3-4 giorni e, per precauzione, il Critical care o altri preparati per alimentazione assistita in caso di ripresa più lenta della media. E’ utile avere a disposizione un recinto pieghevole, per tenere la coniglietta in sicurezza ed evitare che faccia salti o altre cose pericolose, che sarà opportuno foderare con traversine o tappetini lavabili, per una igiene ottimale e per monitorare bene urine, feci, ed eventuali emorragie o secrezioni patologiche.
Solo in casi selezionati può rendersi necessario integrare con antibiotici o promotori di motilità. Di solito le suture sono riassorbibili e non c’è bisogno di stressare ulteriormente la coniglia per togliere i punti.

Invece, i maschietti?

Ancora più semplice è la sterilizzazione per i maschietti: le gonadi maschili (testicoli) sono infatti esterne all’organismo e quindi raggiungerle ed asportarle richiede manualità meno invasive. La conseguenza è che se l’intervento è eseguito correttamente il coniglietto in 12 – 24 ore massimo riacquista tutte le normali funzioni. La castrazione (asportazione dei testicoli) può essere eseguita con diverse tecniche, incidendo sulle sacche scrotali o poco davanti ad esse ad esempio, ed altri particolari che riguardano il chirurgo ed hanno poca influenza sul postoperatorio e sul recupero da parte del coniglietto. Anche per i maschietti si usano suture riassorbibili che non richiedono rimozione successiva o anche nessuna sutura esterna, quindi massima semplicità di gestione.

E’ corretto dire che per i maschietti ci sono meno indicazioni puramente mediche per procedere alla castrazione, ossia il rischio di tumori o altre malattie degli organi genitali è inferiore e, essendo questi organi esterni, è anche più facile monitorarli nel corso delle visite periodiche. Per cui mentre la sterilizzazione della coniglia è da considerarsi praticamente obbligatoria anche se la coniglietta vive da “figlia unica”, per il maschio tenuto da solo si può anche valutare caso per caso valutando il grado di stress del singolo individuo. Effettivamente alcuni maschietti non sono particolarmente attivi dal punto di vista ormonale e se vivono da soli sembrano accettare la “castità” senza grossi problemi. Molti altri però, dopo uno o due anni in cui si comportano relativamente bene, sembrano impazzire e cominciano a marcare e ad aggredire all’improvviso, per cui l’intervento si rende necessario; e vale la pena di dire che non è garantibile che questi comportamenti indesiderati scompaiano nell’animale adulto una volta che si sono manifestati.

Una scelta di responsabilità

Una considerazione importante però è quella relativa al “coniglietto tenuto da solo”. Sebbene ciò sia possibile e sicuramente ci sono molti conigli che vivono felicemente come “figli unici” oppure insieme a gatti o cavie o altri animali, è fatto accertato che la vita in coppia sia quella ideale per questa specie. La sterilizzazione è dunque un piccolo sacrificio che ci consente di far vivere nelle nostre case i conigli in maniera naturale, godendo della interazione con un loro simile senza però le continue gravidanze che sfiancano la coniglia e mettono al mondo innumerevoli coniglietti che vanno ad infoltire le fila dei tanti in cerca di casa. Ricordiamo che la popolazione degli animali da compagnia non è più soggetta al controllo della Natura – che si esplica attraverso dinamiche severe come malattie, fame, combattimenti, predazione – e quindi sta a noi prevenire nascite non volute. L’Amore è prima di tutto Responsabilità.

Dr Alessandro Melillo DVM, GPCert – ExAP - SPACS